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SISTEMICA DELL’ORGANISMO EDILIZIO
Di marco ferrero (del 21/02/2008 @ 15:25:01, in DEFINIZIONI E PRINCIPI GENERALI, linkato 3868 volte)
... Un primo fattore essenziale di questo approccio è la nidificazione dei sistemi: ogni sistema è costituito da vari subsistemi ed è a sua volta subsistema di un sistema superiore. La catena gerarchica si arresta da una parte al livello dell’intero organismo (la cui appartenenza a sistemi superiori a carattere urbano o territoriale esula dai confini disciplinari del Settore), dall’altra a livello di elemento costruttivo, la particella minima sulla cui ulteriore sottostruttura indaga la tecnologia dei materiali e dei processi produttivi.
Il secondo fattore è che i singoli elementi – ai vari livelli - possono far parte contemporaneamente di più subsistemi e integrare, quindi, più attributi. Questa posizione è basilare ai fini di tutta la trattazione. Alcuni studi sull’argomento, infatti, hanno proposto strutture nelle quali ogni elemento appartiene soltanto a un subsistema; la definizione dei sistemi, cioè, non prevede sovrapposizioni tra di essi. In questo modo, tuttavia, si determina una “classificazione” univoca che risulta non molto dissimile dall’impostazione tradizionale della trattatistica del passato.
Fatte queste precisazioni, il nodo centrale della questione diviene il criterio di definizione dei subsistemi; è infatti evidente che l’organismo edilizio si può considerare strutturato in infiniti modi, a seconda di come vengono individuati i rapporti tra elementi che definiscono la struttura stessa.
Una parte rilevante dell’Architettura tecnica recente si è sviluppata sulla base di una lettura sistemica dell’edificio a carattere geometrico-costruttivo. In tale contesto, i vari subsistemi sono definiti in relazione alla loro funzione (portante, di chiusura, di partizione), alla geometria (orizzontale, verticale) e alla posizione nell’ambito dell’edificio (di base, intermedia, di copertura). Per risolvere le difficoltà interpretative connesse con organismi dalla geometria complessa, si ricorre a una distinzione morfologica tra “scatolare” e “globale”, dove alla seconda situazione corrisponde una fusione di subsistemi quando non sia, progettualmente, distinguibile ciò che è verticale da ciò che è orizzontale. Si ricorre, infine, alle definizioni dei procedimenti costruttivi per risolvere una ulteriore difficoltà che sorge quando non sia distinguibile ciò che è portante da ciò che serve da chiusura o partizione (procedimenti a setti). Al di là delle piccole forzature metodologiche, inevitabili in qualsiasi approccio “organicista”, la classificazione geometrico-costruttiva è strettamente legata a un metodo progettuale a carattere tipologico: per ogni subsistema, prendere in considerazione un ventaglio di possibilità alternative, delle quali sono analizzati in maniera possibilmente acritica pregi e difetti; tra queste, scegliere in funzione delle intenzionalità formali e della relativa fattibilità costruttiva, con il supporto di una solida e rigorosa conoscenza storica e tecnologica. Le alternative a disposizione si propongono come repertorio rigorosamente ordinato secondo una classificazione tipologica.
Questa lettura sistemica presenta oggi difficoltà applicative legate essenzialmente alla trasformazione del modo di progettare. Se, da una parte, il progettista ha sempre meno la possibilità di intervenire in modo creativo a livello di dettaglio, dall’altra è sempre più impellente (anzi, irrinunciabile) una valutazione prestazionale delle scelte effettuate. Ciò è vero a tal punto, che il controllo prestazionale può anche travalicare il ruolo di critrerio per la scelta della soluzione costruttiva e divenire il fine ultimo dell’operazione progettuale. Studi avanzati sul controllo di qualità e sulla qualità edilizia nella fase progettuale, ipotizzano una progettazione “per capitolato prestazionale”, nella quale si definiscono esclusivamente questi attributi, lasciando alla fase costruttiva l’individuazione dei procedimenti che tali attributi consentono di garantire, dopo adeguata valutazione delle relative implicazioni economiche. Ciò consentirebbe di soddisfare i requisiti Casa posti dall’utenza e dalla committenza (legati ai corrispondenti livelli prestazionali) indipendentemente dalle eventuali strategie di risparmio prevedibilmente perseguite dal costruttore.
Senza scendere in dettaglio su considerazioni che esulano dagli argomenti in esame, si può concludere che è possibile aggiornare l’approccio sistemico geometrico-costruttivo – del quale è tutt’ora indubbia la validità – semplicemente variando i criteri di definizione della struttura interna, che saranno basati essenzialmente sulle caratteristiche prestazionali da attribuire ai vari elementi in funzione della destinazione cui sono assegnati . Per esempio, al posto di chiusure verticali, chiusure orizzontali e partizioni interne si possono semplicemente considerare chiusure e partizioni, dove le partizioni comprendono anche le chiusure orizzontali intermedie; ciò in quanto il sistema delle chiusure (che coincide con l’involucro) si presenta prestazionalmente omogeneo e differente dal sistema delle partizioni; nell’ambito di queste ultime, peraltro, le analogie prestazionali appaiono più condizionanti delle differenze geometriche di giacitura.
L’appartenenza a un sub-sistema, così definito, si traduce – a livello di elementi costruttivi e di elementi tecnici, in una serie di requisiti cui gli elementi stessi debbono rispondere in relazione alle finalità del subsistema di appartenenza. Come già chiarito, i subsistemi possono sovrapporsi in corrispondenza degli elementi che compartecipano a più di essi. L’ossatura portante, per esempio, può essere costituita da elementi appartenenti al sistema delle chiusure e al sistema delle partizioni. La struttura sistemica proposta, in questi casi, si risolve in un principio di sovrapposizione, in base al quale gli elementi in questione debbono soddisfare i requisiti relativi a tutti i subsistemi cui afferiscono. Questo tipo di studio sistemico, quindi, presenta immediate ricadute progettuali e non si limita a un’accademica classificazione.

(da M. Ferrero - IL MUSEO PER L’ARTE CONTEMPORANEA – CRITERI DI PROGETTAZIONE INTEGRALE – Roma 2005)